Good time for a change

Guardo in una vetrina queste case di bambole fatte di cartone pressato tagliato a laser, e ricordo con nostalgia tutti quei giorni passati a incollare mobilucci e scale costituite da un semplice foglio piegato a fisarmonica.

Correva l’anno 1996 quando iniziai a stancarmi dei “polly pocket” che collezionavo (erano casette superpiccine tascabili), presi i primi pezzi di carta e cartone che incontrai e cominciai a ritagliarli ed incollarli formando piccoli nuovi spazi attrezzati su misura della “bambolina” preferita: il risultato era molto piú divertente dei giochi normali.

Anni dopo ti ritrovi nel mondo del lavoro a dover fare lo stesso per un cliente, lottando con tutto quella che é la realtà costruttiva, ma il punto non é questo, l’importante é non accontentarsi dello standard e delle cose comuni, cercare sempre il modo di andare oltre e di disegnare e costruire il mondo che piace a noi.

Non mi ritengo una che “l’architettura ce l’ha nel sangue”, anzi quotidianamente mi metto in discussione, ma l’attitudine di complicarmi e di risolvere alcune situazioni in maniera solitaria ed insolita quello si, e la vedo riflessa sopratutto nell’essermene andata via da quella città che ormai mi stava stretta.

Penso che non bisogna avere paura di cambiare, né di crescere, né di scegliere, perché anche la cosa peggiore puó portare a conseguenze migliori di quelle che pensavi o generare nuove opportunità che altrimenti non si sarebbero presentate.

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